Ignazio Silone, « Fontamara » e la censura fascista
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2012
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Ignazio Silone è uno degli intellettuali che si opponevano sin
dall’inizio all’avvento del fascismo. A causa delle persecuzioni del regime,
egli fu costretto all’esilio in Svizzera dove continuò la sua lotta contro la
dittatura fascista scrivendo saggi e romanzi che non potevano essere pubblicati
in Italia per il loro contenuto antifascista. Fontamara fu il primo romanzo che
lo scrittore ha scritto e pubblicato durante il suo lungo esilio. Come tutte le
opere contrarie all’ideologia del regime, Fontamara fu sottomesso alla censura
fascista.
Le vicende narrate nel romanzo sono ambientate durante il ventennio
fascista in un immaginario paesino marsicano abitato da povera gente che
subisce gli inganni e le prepotenze dei ricchi e delle autorità fasciste. Tra gli
uomini potenti si colloca l’Impresario, un affarista venuto dalla città. Con
l’aiuto dell’avvocato don Circostanza, egli s’impadronisce delle terre e delle
acque dei poveri contadini. Il giovane Berardo Viola tenta di ribellarsi contro
gli imbroglioni, ma si trova solo a combattere i padroni prepotenti. Arrivato a
Roma in cerca di lavoro, viene sospettato e arrestato, in carcere muore a causa
delle gravi torture. Il suo sacrificio spinge i contadini di Fontamara alla
coscienza sociale, essi fondano il giornale “Che fare?” sul quale condannano
l’uccisione dell’eroe Berardo. Il villaggio viene attaccato dai fascisti e i tre
narratori si nascondono e poi si rifugiano all’estero.
L’analisi del romanzo ci mostra in che modo la letteratura fu
controllata dal regime fascista. Infatti, tutte le opere letterarie che
manifestavano qualsiasi critica nei riguardi del regime furono censurate.