«Gente in Aspromonte» di Corrado Alvaro
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Date
2012
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Abstract
Dal suo messaggio umano e morale, dall'attaccamento alla propria terra e il
recupero dei valori morali della tradizione, una serie di obiettivi ci ha animato a
scegliere il sanluchese Corrado Alvaro e il suo romanzo Gente in Aspromonte.
Proveremmo un tentativo risveglio di far scuotere le coscienze umane. L’importanza
di fare le scelte giuste, di andare alla ricerca della propria identità, attraverso figure
tipiche del mondo calabrese, Alvaro riprende il filone dell’opera di Verga e dei suoi
successori del verismo, ma se ne distacca per le influenze del realismo magico.
La famiglia del pastore Argirò vive in una condizione d’assoluta sottomissione al
padrone delle terre e delle mandrie, Filippo Mezzatesta nella speranza di poter
migliorare il proprio stato e di permettere ad almeno uno dei figli di cambiar vita ed
accedere agli studi, Argirò si massacra di lavoro, fa enormi sacrifici, si sottopone alle
fatiche più dure; eppure è costretto a rinunciare a causa di una serie d’incidenti come
l’incendio della stalla e la perdita di una mandria di buoi. Consapevole dell’ingiustizia
subita dal padre e della condanna all’inferiorità che marchia la sua famiglia e tutti
coloro che vivono come lui, il figlio Antonello si abbandona ad un gesto di ribellione
disperata, uccidendo le bestie del padrone e distribuendone le carni ai poveri.
Buttato via il fucile e consegnatosi ai carabinieri, il giovane afferma: «Finalmente!
potrò parlare con la Giustizia, che ci è voluto per poterla incontrare, e dirle il fatto
mio!».
La montagna Aspromonte, nell’opera di Alvaro è terra mitica di violenza e
libertà, non rappresenta solo la Calabria, ma il modello dell’umanità che esiste in ogni
persona, in ogni terra, chi vive la realtà moderna ma con un continuo bisogno di
ritornare alle proprie radici.